
A dieci anni dal primo giorno di notizie sul Web, Trieste All News, senza che questo voglia dire rinunciare a nulla di quanto fatto finora in termini d’informazione, di attenzione e di professionalità, da inizio 2021 lascia il posto a TRIESTE.news, che ne raccoglie il testimone e prosegue sulla sua traccia come unico magazine del Friuli Venezia Giulia che esce ogni giorno.
Trieste.news, testata triestina che, assieme a Gorizia.news, Pordenone.news operante in sinergia con Pordenoneoggi.it (direttore Maurizio Pertegato), Udine.news, Veneziaorientale.news, fa ora parte del network fvgoggi.news (in cui sono entrate anche SInewsmagazine.it e ilfriuliveneziagiulia.it), rinnova e consolida i suoi collaboratori, e non dimentica la sua vocazione di sempre, quello “Slow Journalism” orientato all’approfondimento che la porta ad avere una nota di univocità nel panorama dell’informazione del Friuli Venezia Giulia stesso.
“Slow journalism” significa, naturalmente, “giornalismo lento”: si tratta, come spiegano le pubblicazioni del settore, di un prodotto diretto della volontà di offrire un giornalismo diverso da quello cosiddetto ‘di primo canale’, ‘mainstream’, che tende a dimenticare più di qualcuna delle buone pratiche del passato (oltre che a una discreta porzione della deontologia professionale) e a non verificare e approfondire, nel nome della pubblicazione immediata, fatta solo o quasi solo da Social e spesso ‘costi quello che costi’ in termini di qualità. Lo ‘slow’ però non è però solo una reazione, è di più: uno sforzo in direzione di un recupero sia del professionismo che del lavoro dei giornalisti freelance e pubblicisti come servizio alle persone, teso alla creazione, oltre che di contenuti di qualità, di relazioni: con il pubblico, con le personalità, con commentatori preparati.
Che cosa fa, di diverso, un ‘giornalista lento’? Verifica le fonti, incrociandole e contattandole, e cerca di raccontare i fatti in modo accurato, analizzandoli e chiedendo il supporto di chi ha competenza in materia e ne sa più di lui. Legge e confronta la stampa italiana con quella estera. Sceglie il materiale da pubblicare. Se può, lo approfondisce. Parla della notizia applicando le tecniche narrative che conosce, cercando di limitare, e non di cancellare, l’emotività e le opinioni: un giornalista, in fondo, non è un intrattenitore, e ha diritto sia ad avere il tempo per pensare che alla libertà di cronaca e di critica: ‘fare prima’ non è sempre sinonimo di ‘fare bene’ e l’allinearsi al pensiero unico non necessariamente è pensare.
Il mercato contemporaneo della comunicazione vede come suo valore fondamentale le ‘visualizzazioni’: i ‘Like’ di Facebook, le interazioni fra le comunità di utilizzatori della Rete, la ricerca del consenso a tutti i costi. Il giornalismo del Ventunesimo secolo non è affatto distante dal potere del mercato (un tempo, era la politica; oggi è il denaro) e la pandemia del 2020 ne è stata un forte esempio, così come simbolo del superamento di limiti che non dovrebbero essere valicabili sono state le elezioni negli Stati Uniti e Capitol Hill: essendo, più o meno giustamente, venute in gran parte meno le forme di sostegno all’editoria, ne è al contrario completamente influenzato. La monetizzazione di oggi, se ne sia consapevoli o meno, avviene solo a colpi di ‘click’: il giornale e il giornalista devono quindi abbracciare in modo a volte difficile il business, rispettando la deontologia, e l’editore deve vivere (e se ce la fa, prosperare) facendo cliccare i lettori sugli annunci pubblicitari. Un gioco che tende a favorire i grandi e a mettere i piccoli editori indipendenti in un angolo, che per l’arbitro è ancora in gran parte cieco. Il piano editoriale di un giornale ‘slow’, ‘lento’, tende invece a essere più orientato alla produzione di contenuti che non hanno scadenza, che non bruciano in un’ora ma sono legati alla sostanza, al valore aggiunto e al riutilizzo dell’informazione nel tempo.
Peraltro, anche se spesso ci concediamo di più, essere ‘lenti’ non vuole necessariamente dire dilungarsi: la forma del pezzo giornalistico non è direttamente collegata alle caratteristiche che uno Slow Journalist cerca di rispettare, e un pezzo da tremila battute può senza dubbio essere inesatto, non verificato o esclusivamente pubblicitario, così come un articolo lampo da mille battute può al contrario essere accurato ed efficace. E questa è la nostra missione. Ai nostri lettori di sempre quindi un ringraziamento per essere stati ed essere ancora con noi; e a chi ci legge per la prima volta, un sentito ‘benvenuti nel nostro Network’.