
Quando si pensa alla zona di Fagagna da un punto di vista faunistico il primo nome che viene in mente è cicogna. Un collegamento facilmente intuibile, basta alzare lo sguardo ed essere colpiti dagli enormi nidi visibili anche dalla strada. Quando nel 1985 è nata “l’Oasi di Quadris”, con lo scopo di contribuire alla salvaguardia e alla reintroduzione di alcune specie di animali in grave pericolo di estinzione in Italia, oltre alle cicogne bianche, oche e anatre di diverse specie, pesci, anfibi e rettili, è stato preso in carico anche uno degli uccelli con il più alto livello d’estinzione l’ibis eremita (Geronticus eremita).
Tra i vari programmi di riproduzione in cattività messi in atto in Austria, Spagna e Italia, il più importante è quello di Fagagna, il quale ospita oltre 70 individui in cattività ed una quarantina in semilibertà. Reintrodurre specie di animali significa rilasciare deliberatamente in un determinato habitat una specie precedentemente estinta o scomparsa. Il declino numerico dell’ibis eremita, specie piuttosto diffusa lungo le zone rocciose e le scogliere dell’Europa Meridionale, il Medio Oriente e il Nordafrica, è progressivamente avvenuto nei secoli fino ad arrivare all’inizio del ‘900 ad un drastico calo che ha raggiunto il 98%. Le cause sono probabilmente dovute alla caccia di frodo, alla distruzione del suo habitat e all’eccessiva antropizzazione.
Nonostante il nome, è un uccello gregario, che tende a passare in gruppo la maggior parte del suo tempo e appartiene alla famiglia dei Treschiornitidi. A differenza di molte specie di uccelli non esiste una sostanziale differenziazione tra maschio e femmina, entrambi presentano una colorazione del piumaggio nera con riflessi iridescenti verdi e violacei. La diversità si può notare tra soggetto adulto la cui testa è priva di piumaggio e circondata da una sorta di criniera con piume più lunghe, e soggetto giovane il cui capo è coperto da un piumaggio grigio e la criniera è meno evidente, oltre ad avere una colorazione che tende al marrone e priva di riflessi sul corpo. Di colore rosso sono invece le zampe e il lungo e sottile becco che utilizza per estrarre la preda dal terreno, prevalentemente animali invertebrati anche se non disdegna piccoli mammiferi, uccelli, lumache, ragni e scorpioni. Nonostante l’aspetto minaccioso, simile a quello del grifone e del condor non si nutre di carogne.
Peculiare è il momento dell’accoppiamento, che generalmente avviene durante l’estate. Il maschio si prende letteralmente cura di creare un ambiente confortevole per attrarre la femmina corteggiata. Prima di iniziare a occuparsi del nido, il rituale dell’accoppiamento consiste nell’arruffamento delle penne della nuca e dall’emissione di bassi gorgoglii. Successivamente, sistemato il nido la invita insistentemente affinché lo guardi. Dall’accettazione da parte della femmina del nido creato dipende l’accoppiamento. Una volta deposte le uova di colore azzurro, durante i 25 giorni di incubazione, entrambi faranno a turno per prendersene cura. Lo stesso atteggiamento di condivisione delle mansioni e di ricerca del cibo continuerà anche alla nascita dei piccoli fino a che non saranno in grado di volare. Sono uccelli che possono raggiungere i 15 anni di vita.