
Svegliarsi la mattina, per molti, è qualcosa di traumatico, della serie: ‘Non parlatemi finché non bevo il mio caffè’. E tante volte manco dopo quello, aggiungiamo noi. Ecco, mettiamoci pure che magari è lunedì, il giorno della settimana notoriamente più odiato. Ora immagina: sei sveglio, colazione fatta, pronto per metterti a lavorare e guardi il calendario: lunedì 17. Va bene, notoriamente il 17 è un numero che porta iella, ma solo di venerdì, o per lo meno è quello che ti racconti, per tirarti un po’ su il morale. Ma c’è un però, un però gigantesco. È il Blue Monday!
Cos’è e come nasce il Blue Monday?
È il 2005 e ci troviamo nel piovoso Regno Unito. Un bel dì (si fa per dire) uno psicologo dell’Università di Cardiff sostiene di aver trovato la formula matematica per calcolare il giorno più triste dell’anno. Il terzo lunedì di gennaio, per la precisione, secondo questa stravagante equazione, è la giornata in cui le persone si sentono più giù di corda. Non vogliamo certo rendervi partecipi dei calcoli fatti per giungere a tale risultato (confessiamo di non essere bravissimi con le equazioni, tutt’altro) ma ci sono alcune curiosità interessanti.
Questa formula non rientra proprio nel concetto che noi abbiamo di matematica. Infatti, è piena zeppa di variabili che potremmo definire…bislacche! Dentro possiamo trovarci ad esempio variabili quali ‘tempo speso a preparare i bagagli’, ‘tempo speso in attività culturali’, oppure ‘tempo trascorso dal fallimento dei propositi per il nuovo anno’ (a proposito, essendo questo uno dei fattori, per sicurezza potremmo toglierlo dall’equazione, con alcuni nostri consigli in merito).
Diciamo che dopo questa scoperta, l’affidabilità della formula sembra venire meno. Non che ce ne fosse bisogno, sia chiaro, essendo che la stessa Università di Cardiff ne ha preso le distanze. Rimane però il fatto che una seppur piccola e remota verità si cela dietro a questa equazione. Alcuni esperti legali hanno notato come il mese di gennaio coincida per assurdo con il periodo dell’anno in cui ci sono più divorzi. Sarà una coincidenza ma forse lo psicologo di Cardiff non si è allontanato poi così tanto dalla verità, seppur per vie non propriamente scientifiche.
Come superare il Blue Monday
Bene, ora che abbiamo scoperto le origini di questo giorno infausto cosa possiamo fare? Lasciarci prendere dallo sconforto? Abbatterci? Metterci a piangere? Certo che no! Prendiamolo invece come pretesto per una riflessione. Potremmo infatti iniziare a pensare a come rendere la nostra vita più felice. Perché nel nostro cervello, prendendo in prestito l’immagine dataci da Inside Out (film della Pixar che, se non avete visto, vi consigliamo caldamente di guardare), Tristezza (uno dei protagonisti) non può prendere il controllo totale. C’è anche lei nel ventaglio coloratissimo delle nostre emozioni, ma non deve avere il dominio.
Il Blue Monday è da alcuni esorcizzato con l’ascolto di una canzone dei New Order. Questo brano, che ha lo stesso identico nome della triste giornata, è uscito nei magici anni ’80, più precisamente nel 1983. È un pezzo incredibile e, nonostante non sia propriamente una traccia che mette allegria, vi farà sicuramente stare meglio. Perché la musica ha questa innata capacità di portarci su altri lidi. Ed infatti è super condivisa nel giorno più triste dell’anno.
E se mentre steste ascoltando il pezzo dei New Order, magari la sera, dopo aver lavorato tutto il dì, vi venisse voglia di bere qualcosa, perché non bere qualcosa in tema con il Blue Monday? Le scuole di pensiero qua sono due: da un lato alcuni sostengono che si debba gustare un cocktail di colore blu, altri uno di un colore più vivace, ad esempio rosso.
Se vi sentite delle persone tenebrose, a cui piace abbracciare il proprio lato più cupo, allora probabilmente la prima corrente di pensiero è quella che più si addice a voi. Quello che vi serve è un mixer, del ghiaccio, curaçao blu e…quello che vi viene in mente. Non siamo mixologist (e nemmeno esperti di cocktail) e non ci sentiamo di consigliarvi una ricetta precisa, ma potrete sicuramente dare libero sfogo alla vostra fantasia, l’importante è che venga blu!
Se invece questo demone della tristezza lo volete sconfiggere, il nostro consiglio è di affogarlo in un miscuglio coloratissimo a base alcolica (o analcolica, a vostro piacimento). Una bella tinta accesa mette chiunque di buon umore e vi farà di certo passare una serata più spensierata.
Non siete amanti dei cocktail e il brano suggerito non incontra i vostri gusti? Non abbattetevi, c’è una terza bellissima e gustosissima via.
Pizza Day: le origini

Se il vostro umore proprio non ne vuole sapere di migliorare forse lo potrà risollevare una pietanza tipicamente italiana, l’emblema della nostra cucina nel mondo, il piatto più famoso e uno dei più mangiati a livello globale: la pizza!
Fato vuole che, quest’anno, lo stesso giorno del Blue Monday cada pure una ricorrenza che ha un sapore tutt’altro che triste: la giornata mondiale della pizza. Sembra una contraddizione, e in effetti lo è, perché questa pietanza è sinonimo di felicità. Siete tristi? Mangiatevi una pizza.
Il 17 gennaio è stato scelto come ricorrenza per celebrare il nostro amato disco di impasto ricoperto di pomodoro e mozzarella (abbiamo usato questo generico termine per indicare sia quella di bufala sia il fiordilatte, come la tradizione vuole) dal momento che in questo giorno viene celebrato Sant’Antonio Abate, protettore dei pizzaioli. In origine, i maestri napoletani esperti di quest’arte smettevano di lavorare a mezzodì, in quell’unica giornata di gennaio, per prendersi il pomeriggio e la sera e dedicarlo alla propria famiglia. Questa tradizione si è poi evoluta e trasformata, e i pizzaioli napoletani hanno cominciato ad organizzare con al seguito i famigliari, gite fuoriporta in quella giornata, alla fine della quale accendevano un falò per onorare il loro santo protettore. Dopo la Seconda guerra mondiale questa tradizione è venuta meno, e solo nel 2017 si è sentita l’esigenza di ricordarla, affinché non venisse perduta.
‘L’arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano’ è stata riconosciuta come patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, in quanto eredità culturale che fornisce alla comunità identità e continuità, promuovendo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. E si è scelta la data del 17 gennaio per commemorarla, come continuazione di quella tradizione cara ai napoletani.
Pizza: forse non sapevi che…

La pizza è una pietanza che siamo ormai abituati a mangiare spesso, da nord a sud, lungo tutta la penisola. Ma ci sono delle cose che forse non conoscevi e che potrebbero sorprenderti.
Per esempio, una cosa molto curiosa e forse inaspettata è che il popolo del Bel Paese non ne è il maggior consumatore al mondo. Se infatti un italiano consuma di media 8 kg di pizza all’anno (una pizza margherita pesa circa tra i 250 e i 300 grammi), un americano ne mangia circa 12 kg, ben 4 kg in più, mica poco. Questa cosa è dovuta probabilmente al fatto che la stessa pietanza in Italia e in America ha dietro due filosofie differenti.
Mentre la pizza nostrana è generalmente leggera e una persona sola riesce tranquillamente a finirla, negli Stati Uniti, le cose cambiano. Solitamente l’impasto usato è più pesante e viene ricoperto più ‘generosamente’.
L’evoluzione della pizza
Vi dichiarate veri amanti della pizza ma vi siete mai interrogati sulla storia che ha portato la pizza ad essere quella che tutti noi conosciamo oggi?
All’inizio la pizza si componeva con impasto, sale, strutto, basilico, formaggio e pepe (pizza Mastunicola). Un’altra variante era quella con i bianchetti, dei piccoli pesciolini (pizza alla cecinelli). Il pomodoro, al tempo di queste due pizze ‘500/’600, non era ancora conosciuto o diffuso. Dobbiamo aspettare il ‘700 prima che diventi una realtà. Ma la vera rivoluzione, che ha portato alla realizzazione di quella che per tutti noi oggi è la classica pizza, avviene nel 1889, quando il cuoco napoletano Raffaele Esposito presentò alla regina Margherita un disco di pasta con pomodoro, mozzarella e basilico. Una pietanza perfetta nella sua semplicità, che infatti conquistò il palato della regnante e di tutti i napoletani.

Le coincidenze accadono, per loro stessa definizione, in maniera casuale. Quanto mai provvidenziale è quella però che ha fatto sì che le ventiquattro ore più tristi dell’anno, quest’anno cadessero in quello stesso giorno in cui i pizzaioli napoletani festeggiavano Sant’Antonio Abate, e che oggi è per noi la giornata mondiale della pizza. È una fortuna per tutti, intendiamoci, una coincidenza risolutiva. Magari se lo psicologo dell’Università di Cardiff avesse considerato la pizza nella sua equazione, oggi il Blue Monday non esisterebbe. Ma dal momento che, purtroppo, esiste consoliamoci con uno dei piatti più buoni del mondo. Ti è venuta voglia di pizza? Scopri le offerte per i Menu Pizza su Risparmionetto.it.